L’incanto e la bellezza lineare

Figurativo d’impronta grafica, Guglielmo Meltzeid, ha il potere d’imprigionare lo sguardo del pubblico grazie ad un linguaggio immediato; tanto comunicativo da risvegliare le coscienze, rendere protagonisti, ognuno in modo autonomo, oltre il condizionamento dei critici, della società stessa dei consumi.
Legato ad una concezione della “felicità della pittura” ed ad una totale devota immersione dei fatti in un limpido vedere e percepire, rende semplici i problemi del giorno d’oggi e ne dà una chiave di lettura improntata alla speranza e all’ottimismo, per dire come con la buona volontà tutto si può superare, creare, risolvere.
Parte da una pittura di carattere neorealista, legata ad una lucida netta incisività di forme, su temi legati all’immagine umana e naturale; per giungere ad una pittura estremamente raffinata e preziosa, nella quale l’immagine appare sempre risolta in una sorta di chiara, luminosa atmosfera.
Fa coincidere l’arte con la vita, tendendo ad identificare l’operazione artistica coi dati dell’esperienza, secondo un’intenzionalità la cui meta è l’appropriazione della vita stessa.
La maggior preoccupazione della sua pittura è quella di reperire la vera fisionomia delle cose, l’autentica presenza dell’uomo, indipendentemente dalle azioni e dai fatti, elaborando una sorta di simbologia affidata all’immaginario, in una forma di realismo caldo, espresso a mezzo di una descrizione grafica e di un cromatismo intenso, in una sorta di decantazione plastica a fini puramente formali, ed attingendo ad un “realismo magico” tutto particolare che trasposto sulla tela diviene linguaggio fiabesco immediato.
La sua pittura si carica così, oltre che di spinte realiste, dell’analisi degli aspetti “reali”, del recupero dell’oggetto, filtrati dai riferimenti simbolici allo scorrere del tempo, alla ricerca di una centralità perduta, ad una purezza minacciata…
Un lavoro, sempre, quello di Meltzeid, intensamente impegnato, in senso antropologico e ideologico, risolto, peraltro, con grande emotività e forza poetica.
La sua operazione che, allo stesso tempo, si manifesta come estremamente diretta e semplice, e come ermetica e segreta, consiste nell’affiancare oggetti di valenza contraria in modo da ottenere, dal loro semplice accostamento, il massimo di tensione del significato, nel puro e semplice gioco dialettico: nell’opera Ali del 1997 oppone, ad esempio, elementi naturali (la farfalla – simbolo del mondo incontaminato) ad elementi tecnologici (la moto Electra Glyde – nel particolare del motore) in un contrasto d’energie di diversa valenza, accentuando una sorta di lirismo panico.
L’analisi intuitiva si rivolge poi, nella serie di ritratti, alla loro immagine come esplicativa e chiarificatrice di una precisa impostazione mentale e operativa: non solo caratteri somatici (occhi, naso, bocca), ma anche caratteri diversi, momenti emozionali i più disparati (gioia, dolore, sorpresa) sospesi nel tempo, attuali oggi come domani; perfetti in ogni ambiente, sia antico sia moderno, sia casa sia ufficio sia museo, al di qua o al di là del mare.
Grande sensibilità, dunque, unita allo studio della presentazione e della comunicazione che nelle sue opere si fondono con semplicità e chiarezza da riuscire a comunicare a tutti, indistintamente, almeno in parte, i significati delle sue tele.
Di fatto è arte all’apparenza così semplice ed istintiva, tanto da essere apprezzata anche dai bambini, ai quali peraltro anche si rivolge. Essi ne colgono forse solo l’aspetto rappresentativo più superficiale ma ne assimilano i colori, l’armonia, l’incantesimo fiabesco.
Fiabesca un’opera di un figurativo d’impronta grafica? Ebbene sì ed anche poetica: osservate bene ogni quadro ed in ognuno troverete una sorpresa piccola, ma inaspettata che renderà felice l’anima di bambino che rimane sopita in ognuno di noi. Può essere una goccia d’acqua, una coccinella rossa, una stellina… o dodici stelline come nell’Europa opera del 1991.
Nel complesso intreccio della sua figurazione, riesce pertanto a reintegrare e ricomporre la dispersione degli elementi figurativi nell’ambito di una qualità organica di grande qualità pittorica, ricca di complessità plastica e di significato simbolico.
In ogni dipinto nulla è lasciato al caso dalla posizione del soggetto, alla centralità della tela, agli oggetti, alla sintesi di taglio, ai colori, tutto è studiato e soppesato; eppure alla fine risulta così semplice, lineare e luminoso da essere certi che si tratta di un caso.
Ciò avviene anche nei paesaggi: osservate la luce e i colori di Portofino così diversi dalla luce e i colori dell’Argentario; eppure il mare non è sempre “il nostro mare”? Mare che pur essendo lo stesso è sempre diverso nei colori, nella luce, nell’unire acqua e cielo che a volte si fondono e fanno da cornice ad una vela: è l’uomo che ha sete di conoscenza e che sfida il pericolo per solcare l’ignoto.
Ed ancora che dire sulle tele coi fiori: sinfonie di colori e profumi, da cui emerge la poetica di un animo musicale. Nell’opera del 2004 Viole di Sanremo i fiori sono blu di diverse sfumature, ma intense come intenso è il loro profumo; inspirate e socchiudete gli occhi: le viole vi stordiscono e diventano il mare della Liguria, che ha la forma di un arco, come ad arco appare il fregio del vasetto che illustra la vita, la semplicità del vivere in un momento sereno e ludico (vedasi l’altalena anche come parafrasi dell’altalenarsi di gioie e dolori); è la poesia dello sbocciare di un fiore eterno miracolo che ogni anno si rinnova.
Natura, armonia, rispetto ed una miriade di sensazioni…. un linguaggio sublimale, colore, taglio e forma tutto ciò è Guglielmo Meltzeid.

Giorgia Cassini – critico d’arte